«Potremmo portare il Papa tra i rifugiati siriani»

1/10/2013 

 

Il campo profughi di Zaatari in Giordania

IL CAMPO PROFUGHI DI ZAATARI IN GIORDANIA

Il vescovo di Amman conferma che Francesco è atteso in Giordania in primavera. E ipotizza una tappa anche nel campo profughi di Zaatari

GIORGIO BERNARDELLI
ROMA

Durante il viaggio in Terra Santa il Papa potrebbe fare visita al campo profughi di Zaatari, in Giordania, il luogo simbolo per eccellenza del dramma dei profughi scappati dalla guerra in Siria. A balenare questa possibilità è monsignor Maroun Lahham, il presule che come vicario per la Giordania del patriarca latino di Gerusalemme è il vescovo di Amman. «Se il Papa chiederà di andare anche al campo di Zaatari, tra i profughi siriani, lo porteremo», afferma nell’ultima riga di un’intervista rilasciata al Sir, l’agenzia dei settimanali cattolici promossa dalla Conferenza  episcopale italiana.

Sono parole precedute dalle consuete premesse che un vescovo butta avanti quando sta parlando di un viaggio che non è ancora stato confermato ufficialmente dal Vaticano. «Non c’è nulla di ufficiale – spiega Lahham – ma il Papa dovrebbe venire (in Terra Santa ndr) tra marzo e aprile, per il 50° anniversario dell’incontro ecumenico tra il Patriarca Atenagora I e Paolo VI. Qui in Giordania tutti i musulmani lo adorano, è stato invitato dalle più importanti autorità». Parole che significativamente oggi sono state subito rilanciate dal sito del Patriarcato latino di Gerusalemme. Come si ricorderà era stato lo stesso Papa Francesco – nella conversazione con i giornalisti durante il viaggio di ritorno da Rio de Janeiro – a confermare che la Terra Santa era la destinazione più probabile del suo secondo viaggio apostolico, in risposta a un invito di Bartolomeo I.

Il patriarca ecumenico di Costantinopoli vuole infatti commemorare con Francesco a Gerusalemme l’anniversario dell’abbraccio tra Paolo VI e Atenagora, che avvenne nel gennaio 1964, durante il pellegrinaggio di Montini in Terra Santa. Per motivazioni politico diplomatiche – però – è impensabile un viaggio di un Pontefice a Gerusalemme senza una tappa in Giordania: non a caso sia Giovanni Paolo II nel 2000 sia Benedetto XVI nel 2009 si recarono prima ad Amman. E l’udienza concessa il 29 agosto in Vaticano al re Abdallah andava proprio in questa stessa direzione.
Ma andare in Giordania oggi per Papa Francesco significa entrare in pieno nel mondo arabo scosso dai venti della primavera araba e dal conflitto in Siria.

Ed è allora in questo senso che l’accenno di monsignor Lahham ad una possibile tappa al campo profughi di Zaatari diventa estremamente significativa. Gestito dall’Alto Commissariato Onu per i rifugiati , il campo di Zaatari ospita oggi 130 mila profughi siriani (in tutta la Giordania sono addirittura un milione, in un Paese che conta sei milioni di abitanti). Sorto dal nulla nel giro di due anni questo campo è diventato una delle più popolose città giordane; una città però fatta di tende, con migliaia di nuove persone in arrivo ogni giorno.

La Caritas giordana è mobilitata in prima linea per l’assistenza a quanti giungono dalla Siria. Anche per questo l’idea che papa Francesco dopo Lampedusa si rechi anche a Zaatari non suona affatto strana. E sarebbe un nuovo gesto fortissimo dopo la giornata di preghiera e digiuno per la pace vissuta in piazza San Pietro il 7 settembre.

Va ricordato, infine, che già Benedetto XVI durante il suo viaggio in Giordania nel 2009 incontrò un gruppo di profughi iracheni durante la Messa celebrata allo stadio di Amman. È infatti già da un decennio che la Chiesa giordana si trova a vivere costantemente in prima linea l’accoglienza alle vittime delle guerre che insanguinano il Medio oriente.
 

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